venerdì 9 ottobre 2009

Tanti auguri a: Benicio Del Toro!

Storia del cinema/82

Ritornano i Ghostbusters!


Ragazzi che notizia: nelle ultime ore è cominciata a circolare l'indiscrezione secondo cui Ivan Reitman potrebbe incaricarsi della produzione di Ghostbusters III.
Ancora indeciso se accomodarsi dietro la macchina da presa per occuparsi anche della regia, ci accontentiamo per il momento di sapere che il terzo capitolo sulle avventure degli acchiappa fantasmi si farà. Gli esperti di ectoplasmi e stramberie varie, riapriranno la loro attività dopo anni di chiusura, almeno stando alle indiscrezioni sulla sceneggiatura appena consegnata da Gene Stupnitsky e Lee Eisenberg.
Troppo vecchia, ormai, per stare in prima linea, la generazione del dottor Peter Venkman e co. si occuperà di addestrare una squadra nuova di zecca. Confermato, quindi, tutto il cast dell'originale: Harold Ramis, Bill Murray, Dan Aykroyd (che collaborerà alla sceneggiatura), Ernie Hudson, Rick Moranis e Sigourney Weaver.
Signore e signori, che spettacolo!


giovedì 8 ottobre 2009

Tanti auguri a: Matt Damon!

Storia del cinema/81

Un film su Flash?...Forse...


Flash, uno dei fumetti più amati del marchio DC Comics sarà un film, o almeno così si dice. La sua casa di produzione, la DC Entertainment Inc., vorrebbe farne una pellicola per il grandeschermo, ma non riesce a trovare la sceneggiatura adatta. Devono avere gusti difficili da quelle parti, visto che è stato rifiutato lo script di David Goyer (Batman Begins e Il Cavaliere oscuro), il quale, risentito, ha abbandonato il progetto. Si sono allora rivolti a David Dobkin e Dan Mazeau, ma anche loro hanno deluso le aspettative.
Charles Roven, produttore tra i più stimati ad Hollywood, aveva ricevuto l'incarico di sviluppare quest'idea, ma qualcosa è andato storto: "Ad un certo punto ero coinvolto in The Flash, ma la Warner Bros. è venuta da me e mi ha detto – Il lavoro che stai facendo non ha prodotto nulla che nessuno di noi, incluso il team dei filmakers, pensa che possa avere il via libera come film. Stiamo cercando di ottenere qualcosa che tenga conto dell'intero, ricco mondo dei personaggi della DC, e vorremmo tirarlo indietro. Questo non significa che non ne farai parte, ma vogliamo avere un differente tipo di approccio, ti dispiace se proviamo a fare così? Se avessimo qualcosa che funzionasse davvero... -".
Lasciatemelo dire: questo film su Flash sta andando davvero a rilento!


mercoledì 7 ottobre 2009

Tanti auguri a: Rachel McAdams!

Storia del cinema/80

Lo Hobbit si farà (grazie alla Warner)


Ragazzi, l'abbiamo scamapta bella! Poco tempo fa avevo pubblicato una news nella quale comunicavo che, per le difficoltà economiche della MGM, il progetto Lo Hobbit era in grave pericolo. Ebbene, senza farmi troppo sentire, posso dare la notizia: il film di Guillermo Del Toro rimane in cantiere! Stando a quanto riferito dal settimanale Variety, i creditori, nell'ultimo consiglio di amministrazione, hanno concesso altri tre mesi di tempo al gruppo per pagare i 3,7 milioni di euro di debito, quindi non dovrà sborsare un soldo almeno fino al prossimo novembre. Chiaramente, i problemi torneranno a galla se la Mgm non dovesse, entro il 1 di dicembre, presentare un piano di ristrutturazione con una corrente e ragionevole valutazione del valore dello studio.
Nel frattempo ci sta pensando la Warner a coprire le spese immediate di produzione, permettendo alla troupe di Lo Hobbit di lavorare in tutta tranquillità. Su, su, tutti in coro: grazie fratelli Warner!


martedì 6 ottobre 2009

Tanti auguri a: Ioan Gruffud!

Storia del cinema/79

La Stewart sarà una tossicodipendente


Ricordate Maximilian Bercovicz, uno dei protagonisti di C'era una volta in America, capolavoro assoluto di Sergio Leone? Bene, James Woods, l'attore che lo interpretava è pronto per il suo esordio alla regia. La star avrebbe infatti dato il suo assenso per dirigere An American Girl, drammone adolescenziale dalla lacrima facile.
Woods non si sarebbe limitato a firmare il contratto per andare dietro la macchina da presa, ma avrebbe anche scelto la prima attrice della sua opera. Si tratta di Kristen Stewart, la Bella di Twilight. Da grande attore quale è, il buon James aveva già contattato la ragazza prima dell'explioit della saga sui vampiri, fiutandone il talento, e i due si sarebbero già incontrati per mettere a punto le caratteristiche del personaggio.
An American Girl è la storia di un'adolescente tormentata, caduta nel bel mezzo di uno scandalo, perchè filmata durante un rapporto sessuale. Finita nel tunnel della tossico-dipendenza, deciderà di dissintossicarsi ed arruolarsi nei Marines. Anche questa esperienza, però, si chiude drammaticamente a causa di un grave incidente. Tornata a casa, dovrà trovare la forza per ricominciare di nuovo daccapo.
Prima di indossare questi scomodi panni, la Stewart dovrà finire di girare l'ultimo capitolo della Twilight saga. In questi giorni, infatti, è impegnata sul set di Eclipse, la cui uscita è prevista per giugno 2010.
Datti da fare Kristen, ne devi far di strada per entrare nell'Olimpo di Hollywood.


lunedì 5 ottobre 2009

District 9


Regia: Neill Blomkamp
Cast: Sharlto Copey, David James, Jason Cope, Vanessa Haywood
Genere: Fantascienza
Durata: 112 minuti
Voto: * * *

Gli alieni hanno preso contatto con la Terra. Gli umani si aspettavano un attacco ostile o dei progressi enormi in campo tecnologico, ma
nulla di questo è avvenuto, perché gli alieni erano dei profughi scappati dal loro pianeta natale. Uno degli operativi sul campo della MNU,Wikus van der Merwe (Sharlto Copley), contrae un virus alieno che comincia a mutare il suo DNA. Wikus diventa rapidamente l’essere umano più ricercato nel
mondo, così come quello più prezioso, essendo fondamentale per svelare i segreti della tecnologia aliena. Ostracizzato e senza amici, c’è soltanto un posto dove può nascondersi: il District 9.
Tutto cominciò con i western americani. Nel loro stile classico, l'equazione era sempre la stessa: cowboy-buoni, indiani-cattivi. Poi, col passare del tempo, questo genere è caduto in disuso ed è stato snobbato dal pubblico. Al suo posto, prese piede la fantascienza, ma lo schema è rimasto identico, solo che al posto dei pellerossa troviamo gli alieni e invece degli sceriffi abbiamo gli agenti americani.
Questo preambolo non serve ad altro se non a spiegare che District 9 non è affatto originale. Anche Tex Willer, in fondo, si accorse che gli indiani non erano poi così malaccio e i suoi pard non proprio immacolati. Ecco, anche nel film dell'esordiente troviamo questo ribaltamento di ruoli, per cui il protagonista Wikus Van De Merwe, convinto di stare dalla parte giusta, combatte fiero gli extraterrestri ma, una volta contaminato da questi e diventato un ibrido, si accorge di quanto sia stato stupido il suo estremismo.
Pellicola dalla forte connotazione morale, nella quale si invita a non discriminare nessuno e mettersi nei panni dell'altro. Lo fa, però, in maniera del tutto sballata spostando troppo l'attenzione su spari e parolacce come nella migliore tradizione dei blockbuster americani.
District 9 è molto profondo, ma doveva scegliere se essere un action di denuncia sociale oppure un comunissimo film d'azione. Ha scelto la seconda ipotesi. Errore clamoroso.


G-Force


Regia: Hoyt Yeatman
Cast: Zach Galifianakis, Bill Nighy, Kelli Garner
Voci: Lorenzo Flaherty, Fabrizio Vidale, Romina Mondello, Fabio Troiano
Genere: Azione
Durata: 89 minuti
Voto: * * 1/2

commedia avventurosa sull’ultima evoluzione di un programma governativo sotto copertura per addestrare degli animali e coinvolgerli in attività spionistiche. Dotati di un equipaggiamento all’avanguardia, questi animali addestrati scoprono che il destino del mondo si trova nelle loro zampe.
La Disney sforna il suo prodotto per under 10, e sembra aver fatto di nuovo centro. Come in Bevrly Hills chihuahua, anche qui si punta forte sulla tenerezza suscitata dagli animaletti protagonisti (qui un gruppo di scatenati porcellini d'India). L'inizio non è male, e l'esordiente Hoyt Yeatman riesce a dare buon ritmo, a quella che si preannuncia una commedia briosa con battute rigorosamente politically correct. Il divertimento, dunque, è assicurato per la prima mezz'ora, dove l'azione la fa da padrona. Poi, però, prende piede la sceneggiatura, così il film sembra più attento a raccontare una storiellina futile, futile che non ad intrattenere. Lo script di Terry Rossio (Pirati dei Caraibi), Cormac e Marianne Wibberley (Bad Boys II, Il mistero delle pagine perdute), Ted Elliott (Aladdin) e Tim Firth (I love shopping), nonostante i nomi è davvero poca cosa anche se quasi obbligata per questo tipo di pellicole. Il 3-D, ma questo è un problema del cinema in generale, deve essere ancora parecchio migliorato. Se volete portare i vostri figli al cinema, dovrete accontentarvi di qualche gag ben fatta, ma farete sicuramente felici i vostri pargoli. Innocuo.


Baarìa


Regia: Giuseppe Tornatore
Cast: Francesco Scianna, Margareth Madè, Nicole Grimaudo
Genere: Drammatico
Durata: 150 minuti
Voto: * * * *

Cicco è un modesto pecoraio che trova, però, il tempo di dedicarsi al proprio mito: i libri, i poemi cavallereschi, i grandi romanzi popolari. Nelle stagioni della fame e della Seconda Guerra Mondiale, suo figlio Peppino s’imbatte nell’ingiustizia e scopre la passione per la politica. Nel Dopoguerra, il fatale incontro con la donna della sua vita. Una relazione osteggiata da tutti perché Peppino è diventato comunista. Ma i due ragazzi riusciranno a realizzare il loro sogno d’amore.
Dopo le atmosfere cupe de "La sconosciuta", Tornatore si sposta di nuovo sotto il sole della Sicilia dove ha partorito le cose migliori della sua produzione artistica. Prima con Nuovo cinema Paradiso (Oscar per il miglior film straniero), poi Malèna ed ora Baarìa, film malinconico nel suo tipico stile, dove viene analizzata la storia d'Italia dal '30 agli anni '80, attraverso il piccolo obiettivo di un paesello siciliano, Bagheria.
Vivace e pieno di vita come lo spirito di un bambino, questo villaggio di contadini compie una lunga corsa attraverso i grandi eventi della storia del nostro Paese, si va dalla strage di Portella della Ginestra, passando per il fascismo e le rivoluzioni sessantottine. Il maestro italiano voleva costruire un grande kolossal in stile americano, mettendosi attorno grandi attori relegati, però, a ruoli piccolissimi. Lo spettatore si diverte a contare i cammei dei protagonisti del nostro cinema: Ficarra e Picone, Nino Frassica, Laura Chiatti, Michele Placido, Vincenzo Salemme, Giorgio Faletti, Leo Gullotta, Beppe Fiorello, Monica Bellucci, Aldo Baglio e Raoul Bova sono solo alcuni dei tanti attori di prima fascia, relegati al ruolo di starlette. I protagonisti, entrambi sconosciuti: Francesco Scianna (a me ha ricordato molto Richard Gere) e Marghareth Madè, sono tutti e due molto bravi. Nulla è fatto per caso nei film di Tornatore, neanche la scelta del cast, che ricalca perfettamente lo spirito del film. Si parla di cose grandi come le vicende della storia italiana, utilizzando grandi interpreti, per dare risalto, però, ad una piccola comunità, Bagheria, e a due giovani attori.
Tornatore parla della grande corsa di Baarìa attraverso il tempo. Gli eventi l'hanno cambiata e le hanno tolto molta vivacità, impolverando la sua anima, come fa il fumo nei polmoni degli uomini. Eppure, rimane ancora quella voglia di non arrestare questa corsa. Tutto cambia, i corpi crescono ed invecchiano, ma se guardi la vita con gli occhi di un bambino, in fondo, rimani sempre uguale ad una volta.
Se non l'avete già fatto, andatelo a vedere. E' bellissimo.


sabato 3 ottobre 2009

Tanti auguri a: Seann William Scott!

Storia del cinema/78

Kill Bill...again!


Quentin Tarantino pensa al futuro. Già un anno e mezzo fa il folle regista era uscito allo scoperto, dichiarando di essere intenzionato a girare un terzo capitolo di Kill Bill.
Protagonista della nuova pellicola sarà Nikki, la figlia di Vivica Fox, intenzionata a vendicare la morte della madre avvenuta per mano de La Sposa Uma Thurman. Il concetto è stato ribadito qualche giorno fa a Parla con me, trasmissione condotta da Serena Dandini. La stessa presentatrice è riamsta di stucco, in quanto ormai da tempo non si parlava più di questo progetto. Tarantino ha poi precisato che non ci sarà mai un sequel di Pulp Fiction, film destinato, dunque, a rimanere un unicum, e forse è meglio così.
Kill Bill 3 non vedrà la luce prevedibilmente prima del 2014, visto che l'autore ha dichiarato di voler far passare 10 anni tra il secondo (2004) ed il terzo episodio della saga. Questo periodo di pausa è, oltre che fisiologico, anche scaramantico visto che Tarantino ed Uma Thurman sono abituati a lavorare insieme a distanza di un decennio, e con ottimi profitti. La loro prima collaborazione, infatti, risale al 1994 per Pulp Fiction, e si è ripetuta dieci anni dopo proprio per Kill Bill.
Bisognerà aspettare ancora un pò, dunque, ma la buona notizia è arrivata! E si aprla anche di un prequel di Bastardi senza gloria...sto impazzendo di gioia!


venerdì 2 ottobre 2009

Tanti auguri a: Romina Power!

Storia del cinema/77

Hugh Jackman e la boxe robotica


Hugh Jackman è pronto a tornare a lavoro. Dopo Australia e Wolverine l'attore sembra essere entrato in trattative per entrare nel cast di Real Steel, pellicola tratta da un racconto di Richard Matherson, già soggetto di un altro film, Ai confini della realtà.
Ci ritroveremo in un futuro molto lontano in cui la boxe, essendo considerata troppo violenta, è stata sostituita da combattimenti tra robot d'acciaio, anche se dalle sembianze umane. Un padre, ex pugile ormai diventato promotore, e suo figlio tredicenne, entreranno in questo mondo, per scoprire che ci può essere umanità anche tra le macchine.
L'interprete australiano sarà, naturalmente, il genitore del ragazzo, ma ancora nn c'è nulla di ufficiale. Per dirigere il film si era fatto, inizialmente, si era parlato di Peter Berg (Hancock), ma il suo nome è stato depennato non appena la Dreamworks (casa di produzione di Real Steel) è venuta a sapere che la Universal Pictures lo aveva ingaggiato per la regia di Battleship. Al suo posto, è stato chiamato Shawn Levy (Una notte al museo 1 e 2), autore uscito fuori dalle commedie per famiglie.
C'è grande attesa intorno a questo film, ed è del tutto giustificato. Starà ora a Spielberg (produttore esecutivo) e agli altri uomini della Dreamworks non tradire le aspettative di un pubblico così esigente.


giovedì 1 ottobre 2009

Tanti auguri a: Julie Andrews!

Storia del cinema/76

Mi presenti i tuoi?...Capitolo 3


Attenzione, attenzione: la coppia formata da Ben Stiller e Robert De Niro tornerà presto sul grande schermo. La famiglia di Gaylord Fockers, infatti, è pronta per un nuovo episodio della saga Ti presento i miei! Accanto ai due grandia attori, che hanno portato il franchise al successo, troveremo il solito cast di contorno, formato dalle mogli Teri Polo e Blythe Danner con il solito Owen Wilson nel ruolo dello spirituale ex. Mancheranno, a quanto pare, i genitori di lui, magistralmente interpretati da Dustin Hoffman e Barbra Streisand, ma una novità ci sarà ed è anche bella grossa: Jessica Alba entrerà a far parte del cast!
Per il momento è solo un'indiscrezione, ma i soliti ben informati dicono che la trattativa sia praticamente già conclusa. In questo nuovo capitolo, dal titolo Meet The Little Fockers, i due sposini Gaylord e Pam ci presenteranno i loro piccoli, immagino scatenati come il resto della famiglia. La new entry dovrebbe interpretare un ruolo chiave, ma ancora non ci è dato sapere quale.
Alla regia non troveremo Jay Roach, troppo impegnato nella fase di produzione, ma Paul Weitz, regista diventato cult dopo aver realizzato film come About a boy ed American Pie.
Chissà come saranno belli questi bimbi. Non vedo l'ora di conoscerli!


mercoledì 30 settembre 2009

Tanti auguri a: Monica Bellucci!

Storia del cinema/75

Uma Thurman in abiti da Ceremony


A questo punto devo proprio pensare che sia vero: ad Uma Thurman piacciono i ragazzi più giovani di lei! Vi ricordate Prime, pellicola nella quale la statuaria attrice interpretava una donna innamorata del figlio della sua psicologa? Bene, presto tornerà a perdere la testa per uno sbarbatello in Ceremony, film diretto da Max Winkler. A fianco a lei ci sarà Michael Angarano, l'Elliot di Will & Grace. Tutto, dunque, sembra essere pronto per il primo ciak di questa nuova commedia romantica, che verrà battuto il prossimo 21 di ottobre a Long Island.
La bellissima Uma è in un periodo molto impegnato della sua carriera, infatti ha appena finito di girare Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: Il ladro di fulmini, commedia di Chris Columbus in cui veste i panni di una moderna Medea. Ma le novità che la riguardano non finiscono certo qui: la vedremo presto nel dramma Girl SOldier e nel fiabesco Eloise in Paris, tratto dal classico anni '50 di Kay Thompson.
Prepariamoci, dunque, a vederla spesso nei nostri cinema. Ci aspetta un'ottima compagnia.


martedì 29 settembre 2009

Tanti auguri a: Anita Ekberg!

Storia del cinema/74

La Mgm è in crisi: addio a Lo Hobbit e 007?


Vi prego, ditemi che non è vero! La Mgm, lo studio che ha incantiere la saga de Lo Hobbit e quella del nuovo 007, è in crisi e rischia la bancarotta. Gioco forza, se dovesse fallire andrebbero a farsi benedire anche tutti questi importanti progetti. Quindi, prepariamoci a dire addio al prequel de Il signore degli anelli e all'affascinante James Bond, perchè non ci sono i soldi, e i creditori non vogliono, giustamente, perderci un soldo.
Peggiore notizia in mattinata non poteva di certo arrivare. Veder svanire davanti agli occhi quello che sarebbe potuto essere uno dei migliori kolossal degli ultimi anni (sto parlando, naturalmente, del film di Del Toro) e ipotizzare la fine di una serie storica come quella sull'agente segreto di Sua Maestà, non sono cose facili da digerire.
Comunque, questa è la situazione e c'è poco da stare allegri. Ci rimane una speranza. A breve, verrà convocata un'assemblea degli azionisti, nella quale il 51% dei soci dovrà votare il sostegno economico alla compagnia. In questo periodo di crisi è cosa difficile da chiedere, ma un piccolo barlume rimane comunque acceso.
La Mgm dve colmare un buco di 20 miliardi di dollari. Magari una colletta...


lunedì 28 settembre 2009

Tanti auguri a: Naomi Watts

Storia del cinema/73

Sherlock Holmes avrà un sequel


Non si può certo dire che alla Warner non facciano mai il passo più lungo della gamba. Va bene la convinzione di aver lavorato ma bene, la presunzione di sapere in anticipo il successo di un prodotto suona alquanto eccessiva. Sto parlando di Sherlock Holmes, ultima creazione della celeberrima casa di produzione, in uscita il prossimo 25 dicembre.
Beh, il film deve ancora arrivare nelle sale, ma voci di corridoio annunciano già un sequel. Neanche il tempo di far dire allo spettatore se gli piaccia o meno Robert Downey Jr. nei panni del famoso detective, che subito si pensa a scriverne il seguito. Sembra, infatti, tutto pronto e gli sceneggiatori Kieran e Michele Mulroney sono chini sulle loro scrivanie per scrivere un nuovo script. Ma non ci si limita a questo, per il prossimo cast è stato prontamente contattato Brad Pitt, chiamato ad interpretare Moriarty, nemico giurato di Holmes.
Ora, non credo, almeno a giudicare da ciò che so, si possa considerare Sherlock Holmes un successo assicurato. Partiamo dal fatto che il personaggio di Sir Arthur Conan Doyle è stato palesemente modificato, trasformandolo da compassato a scavezzacollo. Un bel cambiamento, direi. Inoltre, il regista Guy Ritchie è famoso più per i flop che per i successi (ultimo in ordine cronologico Rock'n'rolla). Speriamo che alla Warner abbiano fatto bene i loro calcoli...


Basta che funzioni


Regia: Woody Allen
Cast: Ed Begley jr, Patricia Clarkson, Larry David, Evan Rachel Wood
Genere: Commedia
Durata: 92 minuti
Voto: * * *

Un irrascibile, anziano misantropo e una giovane , timida e suggestionabile ragazza del sud fuggita da casa, si sposano e convivono in una bettola. Quando i cattolicissimi genitori di lei verrano in suo soccorso, si troveranno a confronto con realtà e sentimenti a loro completamente sconosciuti fino a quel momento.
Woody Allen torna a meno di un anno da "Vicky, Cristina Barcelona", e lo fa con un film alla sua maniera come non ne vedevamo da tempo. Rieccolo, quindi, con i suoi dialoghi logorroici, a volte non sense, assolutamente anti-religiosi. Non compare di persona sullo schermo, ma Larry David si dimostra un perfetto alter-ego. Bravo quest'attore, finora praticamente sconosciuto, a mettersi nei panni del tipico personaggio nevrotico, ipocondriaco e saccente, sempre presente nelle pellicole del fecondo autore americano.
David non è però l'unico a brillare in quest'ennesimo capitolo dell'Allen pensiero. Al suo fianco, infatti, troviamo una bravissima Evan Rachel Wood elegante come una novella Nicole Kidman, e frivola allo stesso tempo come i migliori personaggi della grande Marilyn Monroe. Da non perdere tutti i suoi dialoghi con il burbero Boris.
Film, insomma, contenitore di tutti i pregi e i difetti del cinema del grande Woody: dialoghi taglienti, ma che alla lunga possono risultare noiosi, interpretati, però, sempre da attori al meglio delle loro condizioni. Se siete pronti ad accettare tutto questo, fiondatevi immediatamente al cinema. Se, al contrario, non avete mai sopportato questo comico occhialuto e saputone, dopo "Basta che funzioni" non cambierete di certo idea.


Il grande sogno


Regia: Michele Placido
Cast: Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Luca Argentero
Genere: Drammatico
Durata: 101 minuti
Voto: * *

Le vicende di un giovane poliziotto, un'universitaria di matrice cattolica e il leader del movimento studentesco si intrecciano sullo sfondo dei fatti del 1968. Amore e lotta politica si incrociano e scontrano, per narrare le vite di tre ragazzi comuni a confronto con storie e problemi più grandi di loro.
Non c'è proprio niente da fare. I film italiani cosiddetti 'impegnati' dell'ultimo decennio hanno tutti lo stesso soggetto: il '68. Semplicemente sfiorato oppure trattato per intero, questo periodo della nostra storia recente è entrato in tutte le pellicole dei grandi registi contemporanei. Da Come te nessuno mai di Muccino ne è passata di acqua sotto i ponti ma, a giudicare da questo Il grande sogno, le cose non sono cambiate granchè.
Un'altra volta ragazzi in rivolta contro scuola (università) e polizia; sempre storie d'amori tormentati in primo piano; sempre liti con i genitori. Ora sarebbe davvero il caso di smetterla. Per carità, da un punto di vista estetico e recitativo è tutto ben fatto, ma credo che gli spettatori abbiano voglia di vedere un prodotto davvero nuovo, e qui di carne fresca ce ne è davvero poca.
Da Michele Placido, regista capce di portare il gangster movie in Italia (Romanzo criminale), era lecito, quasi doveroso, aspettarsi di più. Invece, niente si aggiunge a quanto già ci avevano detto suoi illustri 'colleghi' come Marco Tullio Giordana (La meglio gioventù) e Daniele Luchetti (Mio fratello è figlio unico). Un film inutile, dunque, tranquillamente trascurabile, anche se molto bene interpretato. Jasmine Trinca è la più brava, ma è difficile che una come lei (ammettiamolo, non è tutta questa gran bellezza), sia contesa da due bellissimi quali Scamarcio e Argentero. Bravo, e questa è una novità, il tenebroso Riccardo, finalmente impiegato in un ruolo adatto a lui. L'altro adone, Luca, al contrario risulta messo ai margini. Inspiegabile, infine, la presenza di Laura Morante, visto che il suo personaggio è completamente superfluo e al di fuori di qualsiasi logica narrativa.
Lasciate stare tutte le polemiche che hanno accompagnato Il grande sogno al Festival di Venezia. Il film di Placido è assolutamente innocuo.


G.I. Joe - La nascita dei cobra


Regia: Stephen Sommers
Cast: Sienna Miller, Channing Tatum
Genere: Azione
Durata: 107 minuti
Voto: * * 1/2

La M.A.R.S. rinomata industria di armi militari, fabbrica una pericolosa sostanza liquida capace di divorare il metallo di cui i COBRA, capeggiati dal temibile Destro, vogliono impossessarsi per mettere in atto il loro piano di conquista del mondo. Ma i JOE, squadra composta dai più validi combattenti di tutte le nazionalità, tenteranno di fermarli.
Ispirato alla collezione di action figures lanciate sul mercato dalla Hasbro nella metà degli anni sessanta (e più nota qui in Italia con il nome della variante inglese, Action Man), ma ancora in voga e più popolare negli anni ottanta quando oltre a una serie animata vennero pubblicati dalla Marvel anche dei fumetti con protagonisti i suoi personaggi, "G.I. Joe" possiede gli svantaggi della maggior parte dei film del genere, ovvero una trama compiaciutamente intricata ma tutto sommato poco intrigante con colpi di scena incastonati nell'ultima mezz'ora che non hanno però la forza necessaria per sbigottire e fluiscono senza attrazione davanti l'occhio dello spettatore. Vanta comunque di un'unica, lunga sequenza memorabile, l'inseguimento per le trafficate vie di Parigi (scena in realtà girata a Praga) e di un sagace utilizzo dei flashback (i più interessanti quelli che riguardano i due ninja Storm Shadow e Snake Eyes), avviati ed esauriti velocemente con suggestive trovate estetico-visive. Altri punti deboli sono la sottotrama romantica e lo spreco di idee più per l'invenzione di gadget sorprendenti che per suggestivi incastri narrativi. E poi c'è la mano di Sommers, uno di quei registi che hanno rinunciato, nel campo del cinema d' azione, a uno stile veramente personale sacrificandolo all'utilizzo smisurato, gigantistico e spropositato degli effetti speciali (si prenda come esempio il collega Micheal Bay). Ma come è successo ai robots di "Transformers", anche i personaggi di G.I. Joe sono catapultati in un mondo virtuale ma sempre verosimile (con tanto di pseudo-patriottismo e militirarismo statunitense) che simula quello ricco di meraviglia che via via si compone, o meglio, componeva nella mente dei bambini che si dilettavano coi pupazzetti, anzichè descriverlo cinematograficamente con un' ironia che gli sarebbe stata molto più congeniale. Tuttavia c'è da dire che "G.I. Joe", girato in sole 12 settimane rispetto alle 24-30 solitamente impiegate per film del genere, grazie ad alcune riuscite, anche se poche, trovate formali e ad una sceneggiatura decorosamente scritta (tre gli autori tra cui lo Stuart Beattie di "Collateral" ) è un decente film d'intrattenimento ma debole come capitolo di lancio per un sequel (che il finale aperto suggerisce) o peggio ancora per una serie.

Riccardo Balzano


Ricatti d'amore


Regia: Anne Fletcher
Cast: Sandra Bullock, Ryan Reynolds, Betty White, Craig T. Nelson, Malin Akerman
Genere: Commedia
Durata: 107 minuti
Voto: * * *

Margaret, capo-redattore di un'importante casa editrice, è costretta a rimpatriare a causa di alcuni problemi col visto. Ma pur di evitare di perdere lavoro e decisa ad acquisire definitivamente la cittadinanza statunitense, ricatta il suo giovane assistente affinchè la porti all'altare. Ma, prima del matrimonio, lui la presenta alla famiglia, e tutto cambia.
Anne Fletcher, coreografa prima che regista (non è un caso che il suo film d'esordio sia "Step Up", a metà tra love e dance movie), ha il senso del ritmo, non solo musicale. La sua è una regia certo con pochi guizzi d'inventiva nell'elaborazione formale del racconto, ma impeccabile nell'esecuzione narrativa. "Ricatto d'amore" si distingue infatti per la gradevolezza, per l'equilibrio di toni comici e drammatici, per il rifiuto di propinare allo spettatore le solite siluette stereotipate (come quella della ex-fidanzata gelosa, invadente e guastafeste a cui il genere ci ha abituato e "rinnovata" invece qui da un' affabile e gentile Malin Akerman) per l'attento e vivace ritratto dei personaggi (primari e secondari, tra cui spicca quello della nonna arzilla), di raro spessore per un film rosa. Già in "27 volte in bianco" la Fletcher aveva prestato poco interesse all'enfatizzazione del fulcro sentimentale della storia, e lo conferma qui, dimostrandosi, anche se ancora abbastanza impacciata dietro la macchina da presa, migliore di tanti altri colleghi con maggior titoli alle spalle, più attenti magari al tormento emozionale di pubblico e personaggi. Tolte le tinte pastello, gli abiti da cerimonia (ne resta uno, quello desueto da sposa che si ritrova ad indossare Margaret ) e i confetti colorati e demoliti perfino i grattacieli newyorkesi a favore dei glaciali e desolati paesaggi dell'Alaska, "Ricatto d'amore", come il film precedente, parla di un matrimonio, stavolta non più idealizzato e sospirato, ma al contrario ridicolizzato e ridotto a mera farsa per ignobili fini dai due protagonisti, i quali personificano, ancora una volta ma in modo astuto, il "dibattito" tra cinismo e sentimento con un eclatante scambio di ruoli. La Fletcher attinge quindi parecchio dalla sua opera seconda, ma rielabora e impasticcia, sempre con garbo, il "prototipo" (aiutata dalla sceneggiatura di Pete Chiarelli, "Eagle Eye" ), ripescando contenuti (famiglia, matrimonio e amore) e caratteri. La coppia di protagonisti trova un'adeguata sintesi con la simpatica performance della Bullock e la bella presenza di Reynolds (migliorato come attore), diretti con intelligenza dalla regista che ha saputo ben valorizzare (o meglio sfruttare) le capacità mimiche dell'una e il sex appeal dell'altro.

Riccardo Balzano


domenica 27 settembre 2009

Segnali dal futuro


Regia: Alex Proyas
Cast: Nicolas Cage, Rose Byrne, Chandler Canterbury
Genere: Thriller
Durata: 121 minuti
Voto: * 1/2

La tranquilla esistenza di un professore di astrofisica, John Koestler, viene scossa da una clamorosa scoperta: su un foglio, in possesso del suo figlioletto, sono scritte delle cifre, corrispondenti alle date delle più grandi catastrofi della storia. Il foglio era stato compilato da una misteriosa bambina cinquant'anni prima. Non tutti gli eventi disastrosi indicati, però, si sono compiuti: ne mancano ancora due!
Qualcuno fermi Nicolas Cage, per il suo bene. Quando non lavora per la Disney, l'attore sembra perso e non ne indovina una. Ultimo riscontro che ho avuto in questo senso è Segnali dal futuro, film apprezzabile se non fosse per un finale a dir poco ridicolo. Davvero questa pellicola non mi era dispiaciuta per la prima ora e quaranta, grazie ad un buon ritmo e uno script davvero coinvolgente. Alex Proyas sembrava essere tornato ai livelli de Il Corvo o Io Robot ed aver dimenticato definitivamente la brutta figura rimediata con Garage Days. Preciso che, nei primi due casi, non stiamo parlando certamente di capolavori, ma di prodotti gradevoli per passare una serata adrenalinica.
Anche Segnali dal futuro sembrava iscriversi di diritto a questa categoria di film, eppure, proprio sul più bello, tutto è andato storto. Sembra quasi come se la fretta di chiudere la vicenda abbia mal suggerito gli sceneggiatori, che hanno autenticamente buttato all'aria quanto di buono fatto finora. Il povero Nicolas Cage si ritrova quindi, ahimè, nuovamente coinvolto in un film scarso sulla falsa riga di Ghost Rider. Peccato, perchè e bravo ed in grado di fare film decisamente migliori (vedi Il mandolino del capitano Corelli) ma continua, spinto dal dio denaro, ad invischiarsi in questi blockbusters di serie b.


Drag me to hell


Regia: Sam Raimi
Cast: Alison Lohman, Justin Long, Lorna Raver, David Paymer, Dileep Rao
Genere: Horror
Durata: 99 minuti
Voto: * * * 1/2

Christine è un’impiegata in banca, in attesa di essere promossa a vicedirettrice. Un giorno giunge alla sua scrivania la brutta e vecchia signora Ganush, che chiede per la terza volta la proroga del prestito per il mutuo della casa, che la giovane però non le concede. L’anziana donna, in realtà una strega in contatto con un demone, le lancia allora il malocchio. Christine quindi per sopravvivere è costretta a cercare l’aiuto prima di un veggente e poi di una medium.
Erano più di dieci anni che Raimi mancava dal cinema horror e torna in gran forma con questo “Drag me to hell” (trad. “Trascinami all’inferno”), “trascinato” dalla nostalgia e ricco di idee geniali (almeno tre sono le scene d’antologia). Nonostante il buon lavoro di sceneggiatura, scritta con il fratello maggiore Ivan, Sam sa di non poter giocare la carta dell’originalità (ancora esorcismi, malefici, case infestate e chi più ne ha più ne metta), azzarda quindi con l’ironia. E ci azzecca. Ne esce così un film orridamente spassoso e simpaticamente pauroso, dove la narrazione è incitata da spasmici movimenti di macchina, tutti a favore di ingegnose e terrificanti soluzioni visive. Ma sotto una tecnica pompata con artificiosa malizia figurativa, anche la storia, che si concede, come già detto, a non pochi luoghi comuni, gode di un intreccio assai elaborato, con sorprendenti e scaltri ingranaggi narrativi. Non tanto la fotografia ( Peter Deming) coi suoi bruschi passaggi cromatici, dal patinato quasi pubblicitario a tonalità decisamente più cupe, quanto gli assordanti e ben gestiti effetti sonori contribuiscono alla riuscita delle sequenze più inquietanti, allucinate e orripilanti. Ma è in queste che si rende visibile ciò che invece funziona meno in tutto il film: gli effetti speciali, spesso realizzati in modo piuttosto rozzo e superficiale. “Drag me to hell” rivaluta però un aspetto che il genere negli ultimi anni sta preoccupantemente tralasciando, ovvero la performance recitativa. Infatti oltre a quella di Lorna Raver (attrice che si è prestata più a ruoli in serie televisive e come lettrice di “audio book” ), resa indubbiamente e indimenticabilmente orribile dall’ottimo trucco, troviamo la convincente prova della bionda californiana Alison Lohman ( “Big Fish”, “La leggenda di Beowulf” ) che sta al gioco e non teme “ridicolizzazioni”: è così che la sua Christine si lascia alle spalle un passato che la vedeva cicciona contadinella amante dei maiali, oppure è a un passo dal “politically incorrect” quando deve tentare la sopravvivenza. Ovviamente come sberleffo di quelle tante graziose, fragili e immancabilmente buone protagoniste, conosciute dal genere e presto dimenticate dallo spettatore. “Drag me to hell” brilla quindi come una preziosità ( e rarità) nel panorama del cinema d’orrore contemporaneo, riuscendo in ciò in cui spesso non riescono i film del genere. Trascinare appunto.

Riccardo Balzano


The Informant!


Regia: Steven Soderbergh
Cast: Matt Damon, Scott Bakula, Melanie Lynskey
Genere: Commedia
Durata: 108 minuti
Voto: * * 1/2

Mark Withacre è un biochimico tutto d'un pezzo assunto da una multinazionale dell'industria agro-alimentare. Il giovane scoprirà l'esistenza di un accordo occulto tra le varie aziende per decidere i prezzi dei prodotti a tavolino. Volendo diventare un eroe nazionale, decide di collaborare con l'Fbi ma, una volta venuta a galla la verità, tutta la situazione gli si rivolta contro.
Rieccolo, Steven Soderberg. A pochissimi mesi dall'uscita del doppio biopic sulla vita del "Che", il regista torna con una nuova pellicola di denuncia. Tratto da una storia vera, così come Erin Brockovich, "The Informant" ripropone costantemente gli stessi difetti di questo autore. Non riesce a raccontare storie semplici ed in maniera convenzionale, e se questo potrebbe sembrare quasi un pregio, nel suo caso rimane una grossa falla. Difficilissimo per lo spettatore entrare nella storia ed appassionarsi alla vicenda, tutto è complicato ed a tratti sconnesso come nei vari Ocean's. Matt Damon tiene decentemente la scena (ma ne deve fare di strada), eppure non è questo il punto. Il problema è la scenggiatura (Scott z. Burns) davvero poco convincente, a tratti molto noiosa. Si sbadiglia a più non posso, colpa di uno stile registico che non permette mai di immedesimarsi nel protagonista, tanto apprezzato ad Hollywood, forse perchè sopravvalutato. Soderberg dovrebbe rivedere un pò tutto, ha sbagliato troppi film ultimamente. Dai tempi di Traffic non riesce più a fare progetti validi, pur avendo soggetti molto interessanti. Questo rimane a The Informant: un'idea di partenza notevole, sviluppato come peggio non si poteva. Mezza stella in più per lo sforzo del protagonista. Almeno lui ci ha provato a far qualcosa di buono.